SANITA' - UN SILENZIO ASSORDANTE... TOMBALE

  • Tommaso Villa

Un silenzio assordante. Tombale. La morte del 52enne Roberto Di Pucchio ha scosso la Città di Sora e l’intera Ciociaria. Qualche giorno fa il fratello, in una lettera, ha raccontato la sua versione dei fatti ed ha posto sei domande:

    • Come mai nonostante i preoccupanti sintomi rappresentati al P.S. di Sora nel primo accesso (dolore forte al torace e all’addome) a Roberto è stato assegnato un codice verde?
    • È stato eseguito correttamente il protocollo sanitario in relazione ai sintomi?
    • Sono stati approfonditi a dovere i sintomi presentati dal paziente?
    • Com’è possibile che accedendo alle ore 14:00 circa in ambulanza con i sintomi ancora più acuti del precedente accesso mattutino, la diagnosi sia stata effettuata solo dopo le 17.00?
    • Con una diagnosi così grave, il trasferimento poteva essere effettuato in tempi più brevi?
    • Con la patologia riscontrata al povero Roberto, il fattore tempo è determinante per tentare di salvare la vita, pertanto la domanda principale è: Roberto poteva essere salvato?

Non siamo entrati nel merito nei giorni scorsi, non lo facciamo adesso. Riteniamo, però, che quelle sei domande meritino una risposta, possibilmente convincente. La risposta potrebbe e dovrebbe arrivare dall’ospedale di Sora. La risposta potrebbe e dovrebbe arrivare dalla Asl di Frosinone. La risposta potrebbe e dovrebbe arrivare dalla Regione Lazio. La risposta potrebbe e dovrebbe arrivare dalla Presidente della Commissione sanità, Alessia Savo. Quello di Sora è il suo ospedale di riferimento territoriale.

E non basta fornire risposte alle sei legittime domande poste da un uomo al quale è morto il fratello di 52 anni. Appare anche necessario ed opportuno “difendere” l’ospedale perché la gente che paga le tasse, gli stipendi e le indennità vuole sapere cosa è successo e sentirsi tranquilla.