EDITORIALE - ACQUA PUBBLICA, GESTIONE PRIVATA
- Tommaso Villa
Le acque superficiali e sotterranee appartengono tutte al demanio pubblico. L’acqua fa parte del patrimonio indisponibile dello Stato. Fin qui non ci sono dubbi. Poi, però, si passa alla gestione ed “emergono” grandi perplessità. L’acqua pubblica diventa privata. Le concessioni, infatti, possono essere affidate a soggetti pubblici, misti e… privati.
Questa è la triste realtà e se ce rendiamo conto andando in giro per la Ciociaria. Possiamo arrivare a dire che stavamo meglio quando pensavamo di stare peggio. Recentemente ci siamo occupati di proroghe e di investimenti. Oggi abbiamo scovato un vecchio serbatoio idrico realizzato con il denaro pubblico della famigerata ma rimpianta Cassa per il Mezzogiorno.
L’anno di costruzione di questo vecchio serbatoio è scritto a numeri romani MCMLXII. Avete letto bene, stiamo ragionando del 1962. Da allora ad oggi, ironia della sorte, sono passati 62 anni. L’acqua pubblica adesso è gestita dai privati. Una sola domanda: quanti serbatoi sono stati costruiti dopo la Cassa per il Mezzogiorno? Quanti serbatoi sono stati costruiti dopo il Consorzio Acquedotti Riuniti degli Aurunci?
E alla prossima assemblea dei sindaci facile prevedere l'ennesimo aumento della tariffa a stragrande maggioranza. Tanto l'acqua pubblica gestita dai privata la paga le gente. Intanto i serbatoi e le condotte, ora colabrodo, le ha fatte il Consorzio degli Aurunci con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno. Dopo pezze, tante costose pezze.