ARPINO - CASINELLI: "VEDO UNA TRUFFA POLITICA"

  • Tommaso Villa

“Porteremo Arpino nel mondo e il mondo ad Arpino!”; tanto declamavano gli araldi di corte mentre aprivano le porte di Arpino e della Ciociaria a Vittorio Sgarbi". A parlare è il consigliere comunale di minoranza Niccolò Casinelli che aggiunge: "Porte spalancate, dunque, con il concorso, la compiacenza e la connivenza (politica, s’intende) della pressoché intera classe politica locale, tanto inzuppata di provincialismo da subire inerme l’ascesa del conquistatore: un intero territorio piegato alle esigenze autoconservative degli sponsor arpinati dell’aspirante Sindaco. “Attonita la terra al nunzio sta, muta”, si disse raccontando ben altre gesta. Poche (pochissime invero) grida di orgoglio; pochi (ancora meno delle grida) slanci di quell’amor proprio di appartenenza in grado di respingere la negazione dell’appartenenza stessa sul presupposto della assoluta adeguatezza di una classe politica locale in grado di fare da sé".

Un crescendo: "Niente di tutto ciò. Tutti col cappello in una mano e con l’altra mano dietro la schiena (rea di non aver neppure lanciato la pietra), per paura di inimicarsi l’ascendente imperatore e di non partecipare al banchetto delle ancora imprecisate opportunità che egli avrebbe allestito. Il nostro maggio (il maggio 2023) “ha fatto a meno del vostro coraggio”, “la paura di guardare vi ha fatto chinare il mento”. Una responsabilità precisa e circostanziata, perché quando si genera imbarazzo inadeguata è la quasi sempre domanda, non la risposta. Non, dunque, la risposta di un elettorato che ha fatto ciò che probabilmente era logico e lecito fare: darsi un’opportunità, credere ad un’opportunità".

Per il consigliere: "L’inadeguatezza della domanda si fa truffa politica quando all’elettore viene letteralmente venduto un prodotto che il venditore sa essere scadente; il venditore lo raggira e lo circuisce, supporta la propria proposta con la chiamata in raccolta di voci di conferma, di dati che raccontano il nulla ma affascinano, di promesse di ribalta. Agli atti risultano un paio di chiamate a raccolta dei Sindaci del territorio e delle Autorità provinciali e regionali, oltre ad una statua colorata che mette in bocca a Cicerone frasi dialettali ferraresi. In Municipio c’è traffico di consulenti e funzionari ... e di figure indefinite incaricate di fare ciò che non sanno fare e sanno di non poter fare. Il Sindaco agisce attraverso i suoi satrapi, collocati nel gabinetto come sentinelle del nulla...".

Casinelli conclude così: "Vittorio Sgarbi, da quando è Sindaco di Arpino, ha fatto parlare di sé, e quindi della nostra Città per la vicenda dal Maxxi, per la piazza da intitolare la Silvio Belusconi, per il patetico referendum sulla suo gradimento (peraltro solo annunciato), per la (discutibile) parata del Gonfalone interrotta di prima ancora dell’inizio delle gare. La presunzione di innocenza ha per chi scrive un valore che va oltre ogni supposizione e illazione giustizialista: oggi Vittorio Sgarbi è innocente, e va detto a gran voce. Però sono certo, caro Sindaco, che se ieri a non volerla erano 6 arpinati su 10, oggi sono 7, o forse più, perché la truffa politica architettata dalla ridda di personaggi che credevano di aver trovato un autore e invece hanno trovato solo un palliativo in grado di allungare di qualche mese la loro esistenza politica, è già emersa, è nitida ed è già storia. Una storia triste che questa Città non meritava di editare".