ROMA - ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI VIA FANI
- Tommaso Villa
Erano circa le 9:00, quel mattino del 16 marzo 1978, quando un gruppo di brigatisti fece fuoco, in via Fani a Roma, contro le auto su cui viaggiavano l’onorevole Aldo Moro, i due carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi, e i poliziotti della scorta Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino.
Iozzino fu l’unico in grado di rispondere al fuoco dei terroristi, che lo uccisero sparandogli alle spalle. Aveva 25 anni e fu insignito della Medaglia d’oro al Valor civile. "Ho acceso la televisione e vidi un corpo a terra con un lenzuolo bianco sopra. Era Raffaele. A quel punto decisi di spegnere" ricorda Vincenzo, fratello di Iozzino. “Era un ragazzo sempre disponibile. Non posso dimenticare i suoi occhi ancora aperti dopo l’uccisione. È come se fosse sempre presente”. Queste le parole di Ciro, fratello di Raffaele. La sua presenza è viva, soprattutto a Casola, in provincia di Napoli, sua città natale. Qui una piazza ed una scuola sono intitolate alla sua memoria e la sua storia è d’esempio per tanti ragazzi che sognano una vita ispirata dai valori di legalità, giustizia e democrazia. Gli stessi che Raffaele ha difeso fino all’estremo sacrificio.