LUTTO - LA COMUNITA' ARTISTICA PIANGE MAURO REA
- Tommaso Villa
La comunità artistica italiana piange la scomparsa di Mauro Rea, pittore noto per il suo approccio anticonformista e il suo impegno nel riciclo dei materiali. Rea è deceduto oggi, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo dell'arte. Mauro Rea ha esposto le sue opere in numerose città italiane, tra cui Avezzano, Bergamo, Sora, Brescia, Milano e Roma. Il suo lavoro è stato apprezzato per la capacità di combinare elementi della tradizione contadina con un tocco di modernità, creando un dialogo tra passato e presente.
La sua arte, caratterizzata dall'uso innovativo di materiali riciclati, ha ispirato molti giovani artisti e ha portato avanti un importante messaggio di sostenibilità e rispetto per l'ambiente. Oltre al suo talento artistico, Mauro Rea era conosciuto per la sua umanità e la sua dedizione alla comunità. Numerose sono le testimonianze di chi ha avuto l'onore di lavorare con lui, ricordandolo come una persona generosa, sempre pronta a condividere le sue conoscenze e a supportare gli artisti emergenti. In questo momento di dolore, ci stringiamo attorno alla famiglia di Mauro Rea, ricordando l'uomo e l'artista che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia dell'arte italiana.
Mauro Rea era nato a Sora il 2-11-1960. Viveva e lavorava nella Tuscia a Carbognano (Vt) - Diplomato al Liceo artistico di Cassino e all'Accademia di Belle Arti di Frosinone corso di pittura, sotto la guida di Nicola Carrino, Nunzio Solendo, Paolo Laudisa, Andrea B. Del Guercio, Antonio D'Avossa. Aveva esordito giovanissimo nel mondo dell'arte vincendo il Primo Premio per la grafica nella Rassegna XXX Anniversario della Liberazione d'Italia Città di Cassino 1975. Aveva iniziato a documentare la sua attività dal 1987, anno in cui si era trasferito a Bergamo Alta. Docente di Disegno e Storia dell’arte, Discipline pittoriche, Arte e immagine. Ha ordinato rassegne d’arte con il Ministero per i Beni Culturali.
La sua maestria sono rappresentante da "Icone Pop”, «opere realizzate con oggetti di una quotidianità semplice e rurale – come le definisce Anna Boschi che ha curato la sua ultima mostra di Castel S. Pietro Terme - recuperati per dare loro una seconda possibilità a nuova vita e a diversa funzione, quasi a voler riaffermare la dignità dell’uomo che viene troppo facilmente “scartato” quando si pensa che non serva più».