ISOLA LIRI - COMMOSSO RICORDO DI ALDO MIZZONI

  • Tommaso Villa

L’ORGANO A CANNE

“Vieni, ascolterai la musica come mai l’hai ascoltata”. Eravamo due ragazzi, da poco lui era entrato a far parte della band. Ma la sua grande aspirazione era sostituire il vecchio maestro cieco nelle funzioni religiose e aveva grande rispetto per quell’uomo che da bambino gli aveva insegnato a suonare il maestoso organo a canne installato nella chiesa di San Lorenzo. Entrammo da una porticina sorretta a stento da due vecchie cerniere ormai stanche di essere sollecitate. Percorremmo una scala di legno stretta e buia, la conosceva gradino per gradino, tante volte aveva condotto il suo maestro in quell’angusto tragitto. La chiesa era vuota, spesso si esercitava, senza che nessuno lo ascoltasse o lo vedesse, troppo prezioso era quell’organo per essere manipolato dalle mani di un ragazzo. Il percorso parve lungo, per i gradini sconnessi e per il timore che qualcuno ci scoprisse. Arrivammo su una sorta di loggia, in alto, non c’era tempo da perdere: «Ascolta, mi disse, adesso suono “A Writer shade of Pale”». Era un brano famoso perché inciso in italiano con il titolo “Senza Luce”. Poggiò le mani sulla tastiera, con la stessa grazie e la leggerezza di chi spolvera un prezioso oggetto di cristallo e ne conosce la fragilità. La musica fuoriusciva e si diffondeva occupando ogni spazio disponibile. I tasti che la mano sfiorava mettevano in vibrazione la mia anima. Le canne di quell’organo, sapientemente disposte, vestivano la musica di una sacralità che mai avevo colto attraverso i diffusori del mio impianto HI-FI, tanto che mi rivolsi all’amico con sussiego, intimidito dall’ambiente sacro che sembrava essere profanato. “Non è forse il caso di suonare questa roba in chiesa”. “Non temere – replicò convinto – questa é musica classica e sacra, il pezzo è ispirato all’ Aria sulla quarta corda dalla Suite n. 3 in sol maggiore di Bach, ce ne sono tanti di brani che quelli della musica leggera copiano. Le musiche per le cerimonie religiose hanno un grandissimo potere evocativo, danno una profonda solennità al rito che si celebra e richiamano la nostra spiritualità." Restai stupito dalle sue conoscenze e qualche giorno dopo lo pregai di segnalarmi dei titoli di musica sacra che potessi ascoltare, per approfondire i mie interessi musicali. Te ne sei andato via dopo un lungo sonno, insieme a quel prezioso organo, ormai in disuso che nessuno suona più, ma non mi hai lasciato solo, quando la sera, sentirò la tua mancanza, aprirò la finestra e ti ascolterò mentre esegui la nostra musica, solo allora capirò che ancora ci sei e non sarò triste. La mattina prima della cerimonia funebre, mentre entravamo nella stessa chiesa, ci ha accolto, diffuso da un altoparlante “A Writer Shade of Pale“, non può essere una coincidenza, un omaggio, con un brano da lui tanto amato, non voglio crederlo, forse la nostra storia era già scritta. Siamo viaggiatori di passaggio, su questa terra, non ci è dato conoscere il tempo per riempire la nostra bisaccia, ma una cosa, mentre commosso ascoltavo, mi è stata chiara: la musica è un dono divino, esprime gioie e dolori, parla alla mente e al cuore. Senza che ce ne fossimo accorti, quel tardo pomeriggio d'inverno, quando la luce del giorno si congiungeva con il buio della notte, avevamo sperimentato la presenza di Dio.

LUCIANO DURO