VEROLI - MOSTRA SUGLI ANTICHI POPOLI ITALICI

  • Tommaso Villa

  Domani a Veroli apre al pubblico la mostra “Antichi popoli italici: gli Ernici, i Volsci e gli altri” allestita nelle nove sale del piano terra di Palazzo Marchesi Campanari, splendida dimora settecentesca di un’importante famiglia dell’aristocrazia di Veroli. Oltre 300 pezzi raccontano vari aspetti della vita delle genti italiche che hanno abitato nel territorio tra i monti Ernici, le valli dei fiumi Sacco e Liri e la pianura pontina, oggi ricadenti nelle province di Frosinone e Latina. Gli Ernici, i Volsci, i Latini e le altre comunità del Lazio meridionale sono descritti dalla tradizione come popoli nettamente distinti tra loro, ciascuno con i propri centri e il proprio territorio, orgogliosi della loro autonomia. La loro immagine è cristallizzata nel momento in cui Roma si espande e conquista il Lazio meridionale ed è legata quasi solo a guerre, scontri e alleanze. L’archeologia racconta una storia ben più sfumata, fatta anche di condivisione di credenze religiose, stili di vita, pratiche funerarie, idee.

Gli oggetti trovati nei santuari, nelle tombe e negli abitati testimoniano inaspettate somiglianze tra queste popolazioni nei gusti, nei modi di vivere, di seppellire i morti e di pensare al sacro. Queste affinità sono legate agli scambi commerciali e a una forte mobilità di gruppi e individui. Il racconto di questo mosaico di culture si snoda per oltre quattro secoli precedenti alla conquista romana ed è affidato all’esposizione di contesti di scavo in gran parte inediti, venuti alla luce negli ultimi decenni dai territori di Anagni, Frosinone, Pofi, Latina e finora conservati nei depositi dei musei. Il percorso espositivo spazia dal ricco corredo di una sepoltura di bambino della fine del settimo secolo a.C. da Anagni, ai reperti delle sepolture di quinto e quarto secolo a.C. da piazzale de Matthaeis a Frosinone; dai corredi delle tombe a fossa in cassa lignea della necropoli di Fortore Derupata a Pofi, rinvenute nell’ambito di indagini di archeologia preventiva, a quelle del villaggio preromano di via Landolfi a Frosinone, dove le sepolture si affiancano alle strutture abitative, fino a una selezione di reperti della necropoli di Poggio dei Cavalieri di Satricum (Borgo le Ferriere – Latina), contesti funerari accumunati dalla presenza delle tipiche anforette “laziali” a impasto bruno.

Tra i materiali relativi alla sfera del sacro, una selezione di offerte votive in terracotta, metallo, osso e pasta vitrea dai santuari anagnini di S. Cecilia e Osteria della Fontana, tra cui si distingue un’olla in bucchero grigio con iscrizione in dialetto ernico, oltre a un importante nucleo di elementi architettonici provenienti dal centro storico, presentati per fasi cronologiche e affiancati alle lastre fittili decorate con motivi vegetali di ambito etrusco-latino del tempio della Mater Matuta di Satricum. 

Una sezione della mostra è dedicata all’esposizione di materiali recuperati negli Stati Uniti grazie all’azione svolta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale tra il 2021 e il 2022: oggetti di straordinaria bellezza, privati del contesto di provenienza, ma rinvenuti con ogni probabilità in area etrusca o laziale, dove, tra il 600 e il 450 a.C., questi prodotti erano importati dalla Grecia per il loro pregio artistico. 

La mostra costituisce la prima tappa di un progetto di valorizzazione di Palazzo Marchesi Campanari che, attraverso una virtuosa sinergia tra il Ministero della cultura, la Regione Lazio e il Comune di Veroli, punta alla creazione di un museo archeologico nazionale. Il nuovo polo culturale è destinato non solo alla promozione della storia e dell’archeologia del territorio di Veroli, centro a lunga continuità di frequentazione, ma intende anche rappresentare la pluralità culturale di una vasta porzione del Lazio meridionale nell’ambito di processi storici di ampia portata.