IL RICORDO - TERREMOTO DEL 13 GENNAIO 1915

  • Tommaso Villa

In quella fredda mattina di gennaio nulla lasciava presagire una catastrofe così grande. Gli operai si apprestavano a raggiungere le fabbriche e le officine per una giornata di duro lavoro. Dalla vicina Avezzano arrivavano strane voci di esalazioni, rigurgiti di fango e fiamme che provenivano dalle viscere della terra, come se l’inferno stesse per esplodere in superficie, le gelide acque dei fiumi e dei pozzi avevano una insolita e calda temperatura. La fantasia popolare parlava di strani e magici fenomeni in quella terra arcaica e tradizionalmente contadina. Ad Isola del Liri ben altre erano le preoccupazioni, venti di guerra soffiavano in Europa ed il conflitto sembrava inevitabile, le giovani braccia operaie presto avrebbero imbracciato il fucile, lasciato le fabbriche, le case e i gli affetti. Qualche lieve scossa di terremoto si era avvertita nei giorni precedenti ma quel mattino del 13 Gennaio 1915 la terra tremò così forte che tutti pensarono ad un’imminente fine del mondo. Il Terremoto è il nemico più subdolo e vigliacco che possa esistere, ti prende all’improvviso, non risparmia nessuno: donne, uomini, vecchi, giovani, bambini, non fa distinzioni tra ricchi e poveri e spesso non lascia scampo. Tutto avvenne in 45 secondi, la polvere si alzò, quasi a coprire come un velo pietoso l’immane tragedia, poi lentamente si diradò ed i lamenti, le grida di disperazione, la paura e la fuga. Interi isolati del centro storico crollati o parzialmente distrutti, così come piazza Triade con la chiesa del SS. Crocefisso , la casa fabbrica Courrier, attualmente della famiglia Mancini, allora adibita a scuola, aveva un ulteriore piano che crollò prima dell’inizio delle lezioni. Il quartiere operaio di Isola Superiore con i suoi storici opifici ebbe i danni maggiori, fu quasi raso al suolo. Così la signora Anna Longo descrisse quei momenti: “Abitavo nel palazzo dell’attuale farmacia Capone, mi ero appena alzata, mi precipitai nelle scale mezza svestita. Ma i gradini di pietra massiccia uscivano e rientravano, e io dovevo cogliere l’attimo in cui tornavano al loro posto per potervi posare il piede. Finalmente fui nella piazza sottostante, qualcuno si tolse il cappotto e me lo mise addosso. Raggiunsi mio padre, aveva visto il camino dei Courrier girare e spezzarsi, rigirare, spezzarsi ancora e cadere in frantumi nel fiume.” Il racconto del Sig. Loreto Cellupica : “ … Sul ponte di Portacampagna, la gente atterrita, invocava Sant’Emidio e si abbracciava; e una volta raggiunta la piazza SS Triade attraverso i vicoli rotti e invasi di pietrame, trovai la chiesa del Crocifisso e le case adiacenti trasformate in monchi e grotteschi simulacri… Ebbi l’occasione di vedere le macerie di Borgonuovo e della contrada San Domenico, la più colpita, che ostruivano la strada. Molti operai erano stati colti dal sisma per strada mentre si dirigevano verso il posto di lavoro, e gli scolari erano ancora a casa; ma se la terra avesse tremato un quarto d’ora più tardi, ad Isola sarebbero rimaste vive solo poche persone, perchè le scuole e molte fabbriche furono devastate”. Mario Alonzi racconta: “…Silvio Costantini era un giovane di 21 anni… Silvio, Silvio! Chiamava il padre scavando come un lupo con le mani, fino ad averle tutte rotte. Il cadavere fu recuperato due giorni dopo da una squadra di soldati…” L’aspetto ancor più drammatico fu l’elenco dei morti, circa 90. La famiglia De Maria perse quattro figli di 10, 4, 2 anni ed una bimba di 10 mesi, Fra i morti si annoverano l’intera famiglia Courier, della quale si salvò solamente il Sig. Riccardo. Il Sindaco Ettore Valente e l’Amministrazione locale intervennero subito per prendere le misure più urgenti, organizzando un piano di interventi a sostegno della popolazione. ( Le testimonianze furono raccolte dalla Maestra Vincenzina Pinelli e pubblicate nel 1982 sui “ Quaderni di Ricerca su Isola del Liri” )